Last Updated on 15/03/2024 by BWA Editor
Premessa
Dal punto di vista anatomo-funzionale il corpo umano non presenta differenze significative fra le sue metà, destra e sinistra, mentre esistono sensibili differenze nel cervello e quindi nell’organizzazione funzionale del Sistema Nervoso Centrale. E’ noto che l’emisfero sinistro è in connessione motoria e sensitiva con la parte destra del corpo e l’emisfero destro con la parte sinistra.Oltre questa suddivisione “areale”, esiste una suddivisione e meglio ancora, una specificità funzionale dei due emisferi, in considerazione del fatto che, per determinate funzioni, uno esercita un ruolo preminente sull’altro.All’emisfero sinistro competono funzioni logico-linguistiche e il pensiero analitico, infatti controlla la scrittura, il linguaggio, la logica e utilizza un modo di pensare lineare, mentre nell’emisfero destro sono localizzate le funzioni visuo-spaziali, immaginative, musicali e il pensiero intuitivo-sintetico (controlla le emozioni, la creatività, l’immaginazione, la consapevolezza spaziale e utilizza un modo di pensare olistico). Queste due parti del cervello sono perfettamente complementari e ciò determina un’organizzazione estremamente razionale ed efficiente del lavoro.
Lateralizzazione e sviluppo del bambino
La lateralizzazione è il processo di espressione della dominanza emisferica che inizia intorno ai 3-4 anni di vita e porta ogni individuo a sviluppare due emisomi: il destro e il sinistro uguali e simmetrici tra loro.A livello corporeo si esprime con una maggior forza, maggior quantità di energia (tono), di uno dei due lati del soma rispetto all’altro.
Il processo di lateralizzazione termina verso i 7-8 anni con l’acquisizione della conoscenza di sé e la consapevolezza della propria lateralità. La lateralità è la conoscenza del lato destro e sinistro e l’uso privilegiato e consueto di un “emisoma” rispetto all’altro (occhio-mano-piede dello stesso lato).La stabilizzazione della lateralità per alcuni bambini avviene già ai 4 mesi, mentre per altri a 4-5 anni, epoca del periodo terminale di “mielinizzazione”. L’interiorizzazione della lateralità avviene più tardi ed è connessa a livelli strutturali organizzativi e cognitivi più evoluti.La lateralità rappresenta la conseguenza diretta della dominanza emisferica e il suo sviluppo si stabilisce progressivamente nel corso dell’infanzia e si imporrà con le esperienze di complessità crescente che il bambino farà. Lo sviluppo della lateralità è strettamente connesso con le fasi dello sviluppo motorio, con la maturazione del sistema nervoso e con l’organizzazione della percezione di sé, dello spazio e del tempo. Nello sviluppo ontogenetico, i primi mesi di vita sono caratterizzati da una predominanza sotto-corticale, espressa dalla prevalenza di attività riflessa automatica.
A partire dai 2-3 anni
Dai 2-3 anni i bambini sperimentano abilità motorie in cui iniziano a utilizzare preferibilmente un arto superiore (lanciare una palla, ecc.) e inferiore (calcio al pallone, saltelli su un piede, ecc.), acquisendo di conseguenza una migliore organizzazione dell’equilibrio.
In questo periodo poi, l’utilizzo con sempre maggior frequenza di strumenti atti a un fine, in particolare dello strumento grafico, imprime una netta spinta evolutiva in senso lateralizzante.
Dal terzo anno in poi, il disegno è per il bambino una rappresentazione del reale percepito, cioè fa parte di quei processi simbolici e di sintesi spaziale che indicano una maggiore specializzazione dell’emisfero dominante.
Tra i 4 e i 5 anni
A quest’età il bambino acquisisce la presenza dei due emilati, ma non è avvenuta ancora la definitiva lateralizzazione: l’uso della mano non è definitivo ma alternante. Il bambino ha bisogno di provare, di sperimentare, di sentire sensazioni, di confrontare prima con una e poi con l’altra mano, prima di stabilire definitivamente l’uso dinamico e funzionale di ambedue, come avverrà verso i 6-7 anni.
La strutturazione spaziale è sicuramente una dimensione che beneficia della lateralizzazione e con l’attività grafica il bambino interiorizza e prende coscienza della dominanza laterale, cioè conferisce importanza a un lato del corpo e allo spazio ad esso vicino. A 5 anni il bambino è in grado di discriminare i due lati del proprio corpo, anche se non sa denominarli esattamente.
Dai 6-7 anni
Dai 6-7 anni, con l’ingresso nella scuola dell’obbligo, si afferma gradualmente la lateralizzazione definitiva. Il processo di lateralizzazione è anche fondamento (insieme alla precisione e alla coordinazione oculo-manuale) dello stabilirsi della scrittura, del suo organizzarsi nello spazio del foglio e anche dell’apprendimento della lettura. Ormai il bambino lancia la palla con la mano preferita, calcia il pallone con il piede preferito.
La mano debole
Non “esiste la mano debole” o il “piede debole”, esiste una dominanza e una sub dominanza e gli Istruttori questo lo devono sapere ed essere in grado di “gestire” bene questa situazione. A livello motorio e sportivo è importante che gli Insegnanti e gli Istruttori educhino e sviluppino progressivamente l’utilizzo di entrambe le parti del corpo, soprattutto nell’insegnamento dei giochisport collettivi (Minibasket, Minicalcio, Minivolley, Minirugby, etc.), in funzione della gestione dello spazio, del tempo e dell’organizzazione spazio-temporale, tenendo presente che dai 6-7 anni, con l’ingresso nella Scuola Primaria, si afferma gradualmente la lateralizzazione definitiva. Sempre in ambito sportivo è estremamente importante segnalare il frutto di altre ricerche secondo le quali gli “atleti mancini” risultano avvantaggiati nel gioco, in quanto è facilmente intuibile che, aspettandosi un atteggiamento tipico di un destrimano, è spiazzante subire un’azione speculare ed imprevista.
I diversi tipi di lateralità
Lo stabilizzarsi della preferenza laterale, a livello di mano, piede, occhio e orecchio, esprime un piano di perfetta organizzazione della dominanza emisferica cerebrale, che si realizza tanto con la preferenza destra, quanto con la preferenza sinistra.
All’interno di questi due estremi è possibile distinguere diversi casi in cui la lateralità non è così netta.
Vediamo più in dettaglio i diversi tipi di lateralità:
• lateralità destra o sinistra completa: nel caso in cui il soggetto utilizzi la mano, il piede, l’occhio e l’orecchio di un medesimo emisoma;
• lateralità mista o dominanza crociata: per esempio dominanza destra per la mano e sinistra per l’occhio (ciò comporta una difficoltà di coordinazione oculo-manuale e quindi degli schemi grafo-motori e visuo-percettivi).
Per distinguere i diversi tipi di lateralità, faremo riferimento alla dominanza manuale, per cui avremo:
• i destrimani, che rappresentano la maggior parte degli individui, hanno una dominanza emisferica sinistra, in accordo con le funzioni verbali;
• i mancini, che hanno una dominanza emisferica destra, ma per quanto attiene alle funzioni del linguaggio, può essere a sinistra; il mancinismo non deve essere considerato patologico, bensì fisiologico, anche se comporta difficoltà nell’adattarsi a strumenti fatti per i destrimani;
• i mancini contrariati, che sono dei soggetti mancini che, per pregiudizi sociali ed errori educativi sono costretti a utilizzare la mano destra. Ciò avviene in particolare al momento dell’ingresso nella Scuola Primaria e può comportare, a detta di molti autori, disturbi del linguaggio (scritto e parlato) e nella sfera affettiva e comportamentale, in quanto il bambino è costretto a riadattare i suoi processi neurologici rompendo un equilibrio consolidato, e quindi a ristrutturare la sua lateralità;
Gli ambidestri
Un ultimo tipo di lateralità riguarda gli ambidestri, che possono utilizzare indifferentemente le parti del corpo omologhe.
Sul piano funzionale, tutto ciò è visto come un privilegio, ma dal punto di vista psicomotorio può essere indice di una mancata o indecisa lateralità e quindi di non chiara dominanza cerebrale.
Infatti l’indecisa lateralità è presente transitoriamente nei primi mesi di vita, ma può essere anche il risultato di un mancinismo contrariato o, in alcuni casi, di encefalopatie, con ripercussioni nel campo degli apprendimenti e della vita relazionale, anche se l’uso delle due mani è presente nei bambini con maggiore frequenza ed è probabilmente da attribuire alla manualità richiesta per l’uso dei computers e dei videogames.
Il “transfer” nell’allenamento
Il tema del “transfer” nell’allenamento sportivo ed in particolare modo nel calcio, nel volley, nel basket, nel rugby, etc. è una questione estremamente dibattuta ma, nonostante la sua popolarità nelle discussioni tra gli addetti del settore, non è stata approfondita a dovere dalla ricerca scientifica. Nello sport questo concetto è altamente correlato con la fisiologia dell’esercizio, la psicologia, la biomeccanica e la capacità di apprendimento. Il Transfer (TR) si può definire come “il grado in cui l’esecuzione di un esercizio ha risposte su un altro movimento che non è stato allenato”.
Tre sono i tipi di transfer:
- Transfer positivo: allenare un movimento permette di migliorare la prestazione in un’altra azione che non è stata allenata;
- Transfer negativo: allenare un movimento riduce la prestazione in un’altra azione che non è stata allenata;
- Transfer nullo: allenare un movimento non ha alcun effetto nella prestazione in un’altra azione che non è stata allenata.
Esempi nel basket
Se un giocatore palleggia preferibilmente con la mano destra (dominante) crea un transfer positivo sulla sua mano sx (sub dominante); a questo punto è come se la mano sx palleggiasse, il S.N. inibisce questa parte, ma se successivamente l’Allenatore non “lavora” sulla mano sx (sub dominante) questo transfer positivo si annulla.
Certo, la percentuale di lavoro sulla mano sx (sub dominante) deve essere proporzionalmente inferiore (25-30%) rispetto a quella dx (dominante: 70-75%), altrimenti si creerà un transfer negativo sulla mano dominante (dx).
Sarà quindi compito dell’Allenatore distribuire in maniera opportuna il lavoro da far eseguire ai propri giocatori, dopo aver determinato quale è la parte dominante e quella sub dominante (somministrazione di test per definire la lateralità).
La lateralizzazione è strettamente correlata con lo spazio, quindi in allenamento sarà importante che l’Allenatori lavori su entrambi gli “emilati”, con percentuali di lavoro differenti (nel palleggio, nel tiro e nel passaggio), per creare nel giocatore un equilibrio e una coordinazione nei movimenti (sinergia); ad esempio il mancino eseguirà all’inizio i movimenti di palleggio e tiro a sinistra (rispetto al canestro) e il destro a destra, poi si invertiranno le posizioni.
Prof. Maurizio Mondoni